Blockchain Watch: cosa serve per un 2015 “mainstream”?

Il 2014 si è rivelato il peggiore per chi specula sul tasso di cambio: settimana dopo settimana, mese dopo mese, i bitcoin hanno continuato una lenta ma inesorabile discesa, scontando quella che ancora oggi è una diffusa difficoltà di accesso.

Da un lato sono le regole, poco alla volta sempre più presenti, a rendere complesso questo passaggio tra una ricchezza “di credito” (come quella dei conti bancari e delle carte) a una altrettanto digitale ma “di possesso” come le criptovalute. La recente vicenda di Shrem è solo la punta di un iceberg che vede costretto un numero sempre più elevato di operatori ad attrezzarsi per rispettare normative AML (Anti Money Laundering) e KYS (Know Your Customer), un passo apparentemente necessario se si vuole pubblicizzare la propria attività in televisione durante i telegiornali.

La pausa natalizia non è stata priva di sorprese. La prima, decisamente positiva, riguarda la sponsorizzazione da parte di BitPay del primo Bitcoin St. Petersburg Bowl, evento sportivo che ha proiettato nelle case degli americani un’immagine divertente e al tempo stesso “smart” di questo strumento, generando un importante aumento di ricerche su Google (sebbene il trend in tutti gli Stati Uniti sia stato molto forte durante tutto il 2014 – sezione “what is”).

Va dato atto a Bitpay di aver messo da parte il proprio brand, pubblicizzando invece il Bitcoin “nel complesso”, promuovendo in via riflessa anche i suoi competitor, offrendo un’importante spinta a tutto il mercato.

Google searches for Bitcoin in United States La strada per un Bitcoin “mainstream” passa anche da qui: le aziende che operano nel settore hanno bisogno di una base utenti sempre più ampia e, per farlo, occorre comunicare l’esistenza e i benefici di questo strumento a più persone possibile.

Il fatto che il termine “what is Bitcoin” sia il quarto più ricercato del 2014 negli Stati Uniti significa che la strada è quella giusta, sebbene questo possa dimostrare che siamo al punto in cui occorre facilitare l’accesso : molte innovazioni hanno raggiunto una base di utenti maggiore senza essere mai andati a finire nella top5 di Google, pertanto Bitpay è solo il primo di una lunga serie di operatori impegnati in questo difficile compito.

 

A proposito di fiducia e adozione di massa, con l’inizio del nuovo anno Bitstamp, il terzo più grande exchange al mondo, ha dovuto sospendere per qualche giorno le operazioni, a causa di un furto (non meglio precisato) di 19.000 btc dal loro “hot wallet”.

L’evento, accolto con preoccupazione dalla community, ha seguito di poco la notizia data da Japan News riguardante i primi riscontri dell’indagine su MtGox, nelle quali si evince che il 99% dei 650.000 btc spariti dalla piattaforma lo scorso anno siano il prodotto di un “inside job” e non l’azione di hacker esterni all’organizzazione.

La questione ha gettato nuove ombre sul settore, prontamente cavalcate dai media per screditare e instillare insicurezza nei confronti dell’intero mercato. Quello che spesso non viene detto è come il protocollo permetta il possesso dei bitcoin senza il bisogno di alcun intermediario, pertanto basta una robusta password sul proprio computer (o un bitcoin paper wallet che resista all’umidità) per essere ragionevolmente al sicuro.

La storia ha un lieto fine: Bitstamp si è fatto carico delle perdite, ha rimborsato tutti gli utenti e ha messo online una nuova versione della piattaforma, integrata con i sistemi multi-firma di BitGo e una nuova infrastruttura server. Questo servirà da lezione per tutti: da un lato chi si incarica di gestire (anche se temporaneamente) la ricchezza di altre persone, dall’altro le persone stesse che dovrebbero limitare al massimo la giacenza dei propri bitcoin su piattaforme di questo tipo.

 

Il 2015, come di consueto, è iniziato anche con il CES di Las Vegas, una delle più importanti manifestazioni mondiali dedicate alla tecnologia. Da anni i grandi nomi dell’industria mettono in mostra i loro ultimi prodotti, fornendo a mass media e visitatori quelli che in genere sono i “nuovi trend” tecnologici da seguire.

Anche il Bitcoin era presente, con una parte dedicata nella quale erano presenti i servizi più conosciuti (e utilizzati) nel settore. I numeri non sono paragonabili alle grosse multinazionali che operano nel mercato dei semiconduttori, ma lo spazio riservato dai giornalisti è stato ampio e approfondito:

 

 

Cosa serve per un 2015 mainstream? Attenzione e curiosità, pubblicità e presenza sui mass media, fiducia delle persone che non siano appassionate e semplicità di utilizzo. Specialmente quando si tratta di acquistarli.

Possiamo farcela “da soli”?