Blockchain Watch: sicurezza o privacy?

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Partiamo subito dal primo punto, riguardante il gigante dei pagamenti elettronici Mastercard: Mattew Driver, Presidente per l’area del sud est asiatico, in un’intervista rilasciata a Channel NewAsia Connect spiega in circa cinque minuti per quale motivo i bitcoin, e tutte le criptovalute ad esso assimilabili, sono uno strumento di cui occorre capire il beneficio che può portare alla società e come innanzitutto la sua instabilità sia incompatibile con le dinamiche di “trust” a cui utenti, merchant, stati e servizi finanziari devono essere assoggettati.
Driver, in alcuni passaggi, riporta come il denaro contante rappresenti in numerosi Paesi un problema per la lotta alla criminalità, in quanto il suo anonimato e la non tracciabilità lo rendono uno strumento molto efficace per tutte le attività sospette. Mastercard, nelle sue parole (non direttamente in quanto fa riferimento a digital payments in genere), si sta impegnando per offrire un sistema di pagamento che sia facile e veloce come (o più) del contante, tracciando gli attori coinvolti nello scambio per garantire un potente alleato nella lotta ai crimini che avvengono solo grazie al contante.
Questa attività di “sostituzione del contante”, che sta procedendo con successo ormai da anni e che sicuramente porta vantaggi a chi combatte la criminalità nelle strade, rischia di subire (interpretando le parole di Driver) una battuta d’arresto per colpa del Bitcoin, a causa del suo intrinseco “anonimato” che viene associato ad una funzione di “essentially electronic cash”. I passaggi chiave recitano: “I don’t understand why anyone has a need to be anonymous” (non capisco perché qualcuno senta il bisogno di rimanere anonimo – nel pagamento), “If it’s an anonymous transaction, that sounds like a suspicious transaction.” (se una transazione è anonima, assomiglia ad una transazione sospetta) e infine il messaggio verso i legislatori “I certainly don’t want anybody mining technology or mining financial services away from my control” (se fossi un legislatore decisamente non vorrei una tecnologia di mining o di mining di servizi finanziari fuori dal mio controllo):

 

Ovviamente la community non è rimasta a guardare: su Reddit si sono superati i 500 commenti, mentre su Youtube gli autori del video hanno dovuto bloccare questa possibilità. Le ragioni sono chiare: sebbene in alcuni passaggi Driver dia informazioni corrette riguardanti il contante e la necessità di “trust” nello scambio, è evidente una superficialità (probabilmente da parte di chi l’ha informato) nell’analizzare le caratteristiche tecniche del Bitcoin. Innanzitutto il Bitcoin non è anonimo, ma pseudonimo, pertanto ogni transazione è assolutamente tracciabile in ogni sua parte ad eccezione del nome e cognome degli attori coinvolti. Questa informazione mancante può essere facilmente individuata tramite una comune indagine, come hanno dimostrato le attività dell’FBI nel perseguire i criminali di Silk Road e quelli coinvolti nelle attività di riciclaggio. Certamente con il Bitcoin si hanno importanti complicazioni se paragonato a quanto accade con i pagamenti elettronici ma è tutto infinitamente più semplice se lo si paragona al denaro contante, a cui Driver (in buona fede?) fa riferimento parlando di criptovalute.
Per quanto riguarda i meccanismi di “trust”, anche qui è evidente una certa leggerezza nell’omettere che la fiducia è implicitamente multipla: nella transazione in sé (ovvero che il bene sia effettivamente quello desiderato, e su questo non c’è alcun algoritmo che possa aiutare), nella valuta con cui si compie lo scambio (per esempio euro, dollari o rubli rappresentati dai rispettivi stati sovrani) e nel mezzo di pagamento (“a mano” nel caso del contante, piattaforme più o meno digitali in caso di assegno, carta di credito, o altro). Il protocollo Bitcoin ha dimostrato di poter svolgere queste ultime due funzioni in maniera indipendente non soltanto grazie ad un “eccesso di fiducia” che le persone vi ripongono, ma perché sia la valuta, sia il mezzo di pagamento, funzionano su principi matematicamente certificabili e totalmente svincolati dall’arbitrarietà che può influenzare (a più livelli, più o meno ragionevolmente) tutti gli altri mezzi di pagamento oggi diffusi al di fuori del baratto. In altre parole potremmo dire che l’unica forma di controllo (e pertanto la fiducia che ne deriva) a cui il Bitcoin è assoggettato è quello della matematica, il quale resta invocabile soltanto dalle due persone coinvolte nello scambio, nessun altro.

A riguardo torna utile riportare la notizia che durante la scorsa settimana è stata superata la soglia record di 100.000 transazioni in 24 ore (fonte blockchain.info qui con la visualizzazione della media settimanale), segno che tutto sommato il “trust” non manca:

Se quindi in passato (anche osservando il grafico) si vedevano picchi nel numero di transazioni durante i momenti di “furia speculativa” dovuta a forti oscillazioni del tasso di cambio, oggi con la sua stabilizzazione intorno ai 300 euro e una costante crescita di servizi si può ipotizzare una sempre maggiore diffusione del suo utilizzo come “mean of payment” in luogo di quello (spesso invocato) di tipo soltanto speculativo.

Uso che torna sempre attuale quando si finisce sui mass media: durante la scorsa settimana si è tenuta la seconda asta per vendere i bitcoin sequestrati a Silk Road (nell’ottobre 2013) dal governo degli Stati Uniti. Dei 50.000 messi in vendita, soltanto 2.000 sono entrati in possesso di Tim Draper, lo stesso venture capitalist che viceversa in giugno riuscì ad accaparrarsi tutti i 30.000 offerti durante la prima asta.
Draper, raggiunto da Bloomberg, ha dichiarato che gliene occorrono ancora di più in quanto tutte le startup che saranno accelerate all’interno del suo boost vc saranno offerti 300 bitcoin. L’intervista si è svolta con domande molto scettiche da parte dei commentatori, i quali hanno senz’altro cercato di metterlo in difficoltà proprio sugli aspetti speculativi (il video si apre in un’altra finestra):

U.S. Govt. Auctions Off Seized Silk Road Bitcoins  Video   Bloomberg

Draper ha risposto che lo scetticismo è benvenuto in quanto, superata la fase di entusiasmo che si è vista tra l’inverno 2013 e la primavera 2014, siamo nella “work phase”, la quale si prevede che durerà all’incirca due anni. In questo periodo, secondo Draper, le startup lavoreranno per consolidare il Bitcoin come protocollo di “mean of payment and store of value” che nelle sue parole sarà come http, sul quale nel corso degli anni sono stati costruiti migliaia di nuovi servizi.

Chiudiamo con il brillante articolo di Julian Assange sul New York Times: in un ardito parallelo tra Orwell, le bombe nucleari, la guerra fredda e i moderni sistemi di sorveglianza di massa basati su Internet, ci viene ricordato che non dobbiamo arrenderci ad un senso di sicurezza prodotto dal deterrente del controllo totale, ma batterci per uno basato sulla responsabilità individuale e una forma di ragionevole fiducia verso un Internet democratico e libero per tutti.

Partendo quindi da Mattew Driver, per quale motivo determinate forme di vigilanza (se proprio imprescindibli) devono passare per le mani di società private che su questo generano profitti e accrescono la loro posizione dominante? Secondo Assange, e secondo noi, la blockchain e il Bitcoin su cui essa si si basa può soddisfare la prima, salvaguardando le persone dalla seconda.